“Lav(or)ando”: dal carcere di Uta un progetto virtuoso di formazione e reinserimento sociale

«Finalmente siamo riusciti a partire con questo progetto, il cui scopo è quello di restituire dignità alle persone. Siamo felicissime che grazie all’aiuto dell’amministrazione del carcere e di tutti i nostri partner si sia riusciti a partire nonostante la pandemia. Il nostro obiettivo è quello di trovare una rete di società disposte, con il nostro supporto, ad accogliere questi lavoratori che dopo il tirocinio saranno pronti ad affacciarsi anche al mondo del lavoro all’esterno del carcere.»

Un progetto di integrazione e reinserimento sociale che nonostante le tante difficoltà e le rigide regole degli istituti penali, coinvolge i detenuti in un lavoro socialmente utile, consentendo loro di avere uno stipendio, imparare una professione e sentirsi nuovamente parte di una comunità: è una bella storia di impresa femminile e innovazione sociale quella della cooperativa Elan, che dopo aver vinto un importante bando nazionale della Fondazione “Con il sud”, ha avviato all’interno del carcere di Uta un progetto di durata quadriennale che coinvolgerà 24 persone sottoposte a provvedimento penale, attraverso il loro impiego nella lavanderia industriale già presente nella struttura. Ne abbiamo parlato a Extralive mattina con Sergio Benoni e Giovanni Follesa e con Anna Tedde, presidente della cooperativa.

info / facebook Cooperativa Elan  / Lav(or)ando

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