
Il jazz ha sempre coltivato l’arte della rielaborazione, prendendo brani noti o adatti dal repertorio generale del pop, delle musiche per i film e il teatro musicale e anche dalle stesse composizioni “jazz originals”, molto spesso note a tutti e quindi “standards” su cui misurare la propria creatività proprio in quello che si riesce a togliere o aggiungere o comunque a variare rispetto alla versione “straight”.
Questo aspetto caratterizza il genere ben al di là del concetto di “cover” che nella accezione italiana non è attinente al jazz. L’ultima grande aggiunta al repertorio dei classici standard del jazz è stata storicamente la “bossa nova”, genere già in buona parte afroamericano sino dall’origine, mentre il rock e il pop derivato non hanno avuto grande inserimento tra le scelte interpretative dei jazzman, se non lentamente e per pochi casi, tra cui spiccano le canzoni di un gruppetto di quattro ragazzi di Liverpool, John, Paul, George e Ringo.
Una escursione nelle versioni jazz delle canzoni dei Fab Four ci riserva certamente delle sorprese, che vanno dal soul jazz festoso e collettivo della “Hard Day’s Night” del trio di Ramsey Lewis al solismo chitrristico di Charlie Hunter con una rombante “Drive my car”, metre la “Long and Winding Road” è percorsa maestosamente da Sarah Vaughan.
La batteria di Sam Woodyard e i sax e i clarini ducali rendono una particolarissima versione di “All My Loving” e Johnny Pizarelli, arrangiato da Don Sebesky, canta e suona la sua “Get Back”.
“Norwegian Wood” è un pezzo che si rivela adatto per l’orchestra di Count Basie, e la “Jealous Guy” di Lennon ha una intensa rilettura da parte di Jimmy Scott. Il microfono e il corpo sono gli strumenti che la voce di Bobby McFerrin usa per una spiritosa “From me to You”, e una versione orchestrale ricchissima accompagna grazie a Claus Ogermann e al suo arrangiamento la “Eleanor Rigby” di Oscar Peterson.
“Blackbird” è uno dei brani più belli e significativi del famoso doppio bianco dei Beatles, e certamente uno dei brani più suonati dai jazzisti, e lo scontiamo in doppia versione, prima con Bobby McFerrin da solo e poi con l’orchestra Word Of Mouth del grandissimo e sfortunato Jaco Pastorius.
Non può mancare una Yesterday, affidata a Count Basie e al grande cantante Bill Henderson in versione blues, e per concludere abbiamo scelto la “Give Peace a Chance” di Lennon dall’ultimo disco dell’immenso Louis Armstrong.
Ascoltare questi brani è stato un piacere, voi che dite?
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