Fama e fortuna, divinità capricciose, non sempre incontrano nel loro passaggio tutti quelli che meriterebbero un loro bacio.
E il jazz, perché musica di minoranza in ogni senso e perché certamente per sé stesso ha meno notorietà o successo commerciale e popolare di altri generi più facili, offre una grandissima quantità di esempi di grandi artisti che non hanno conosciuto né l’una né l’altra.
Abbiamo per questo scelto una serie di brani, tra standard e composizioni originali, di alcuni grandissimi pianisti che certo non sono sconosciuti agli appassionati più esigenti e curiosi ma che in molti -troppi-, anche tra il pubblico del jazz, non hanno avuto occasione di ascoltare spesso, o forse mai.
“Tea for two” è uno standard dei più classici e dei più frequentati del jazz di anteguerra, a riproporcelo è Jimmy Rowles, pianista eccellente e versatile e compositore molto interessante, qui in un gruppo West Coast di grandissimo livello, con Barney Kessel alla chitarra e Pete Candoli alla tromba.
Sempre a Los Angeles Hampton Hawes con Jim Hall alla chitarra interpreta una “Broadway” personalizzata, nella celebrata “All Night Session” dell’autunno del 1956.
Il “Fabulous” Phineas Newborn in solo rende la classica “Cherokee” un banco di prova per esercitare il suo incredibile talento.
“Ghose of Chance” è lo standard adatto a farci ri-scoprire la finezza di Elmo Hope, un pianista importantissimo, amico fraterno del grande Bud Powell e protagonista non celebrato del pianissimo Bop.
“Hope so, Elmo” è naturalmente dedicato a lui dal “Leggendary Hasaan” Ibn Ali, interessantissimo pianista e compositore di Philadelphia portato per l’unica volta “ufficiale” in sala di incisione da Max Roach, che qui lo lascia duettare con Art Davis al basso.
Jack Byard è un pianista e un didatta molto noto tra i cultori, ma non tanto tra il pubblico nonostante alcune sue collaborazioni con alcuni nomi importantissimi dal jazz, come Charles Mingus, lo ascoltiamo con una specie di suite in piano solo, “Excerpts from European episode”.
Herbie Nichols, compositore finissimo e originale, fu uno degli ultimi pianisti a accompagnare Billie Holyday, e a lei dedicò la sua famosa “Lady Sings The Blues”.
Uno dei walzer più famosi in assoluto è certamente “My Favorite Things”, dal musical “The Sound of Music” che in Italia è conosciuto nella versione cinematografica come “Tutti insieme appassionatamente”, la reinvenzione jazz di John Coltrane ne ha fatto uno standard, e Pete Jolly, grande pianista di stanza in California, lo reinterpreta in un modo ancora diverso e nuovo, esprimendo con eleganza la sua maestria.
Ascoltate, crediamo che vi piacerà!
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