STOLEN MOMENTS / SONNY ROLLINS – LE BALLADS

L’arte delle ballad, i brani lenti e “sentimentali” è sempre stata attentamente coltivata dai grandi del jazz, per diversi motivi, non ultimo il fatto che in genere le ballad per loro natura si prestano ad essere apprezzate da un pubblico più vasto di quello degli appassionati jazzofili.
Sonny Rollins anche in questo campo è capace di segnalarsi come uno dei solisti più significativi, combinando il suo suono magnificamente eloquente e “vocale” con la capacità di organizzare le variazioni dei suoi assolo in modo sempre interessante e creativo. Del grande repertorio del Colosso del sax tenore abbiamo scelto alcune perle, tra tante, iniziando da “How Things are in Glocca Morra?”, contenuta nel suoi primo disco come leader per la Blue Note nel 1956. “We Kiss in a shadow” è un brano relativamente poco ripreso nel repertorio generale, come altri standard che Sonny sceglie, e la sua versione del ’66 è particolarmente originale e riuscita, in trio con solo il basso e la batteria -Jimmy Garrison e Elvin Jones, già compagni nel quartetto di John Coltrane-.
Un solo di sax è, nel jazz come a maggior ragione nelle musiche di più facile impatto, generalmente inserito in un flusso sonoro in cui altri strumenti accompagnano e a volte si alternano, per affrontare un intero brano col solo sax ci vuole o almeno ci voleva un bel coraggio, dimostrato da Sonny già nel 1958 con una sua “It could happen to you”.
Il legame di Rollins con le jazz ballads, ovvero con canzoni che non entrano nel jazz dalla fonte del grandi musical o delle colonne sonore dei film, ma dall’interno della comunità del jazz neroamericano è riaffermata dalla sua interpretazione di “God Bless The Child, il classico di Billie Holiday, dal suo celebratissimo disco “The Bridge”. Incisione che segnò il suo trionfale ritorno sulle scene, in quartetto con il chitarrista Jim Hall, dopo quasi tre anni di assenza trascorsi in parte a suonare da solo sul Williamsburg Bridge a New York.
Anche dall’altra parte degli USA la fama di Rollins era già consolidata alla fine degli anni ’50, e infatti in una sua permanenza a Los Angeles il grande produttore Lester Koenig organizza una session per lui con i “Contemporary Leaders” che radunava alcuni tra i migliori esponenti della scena californiana. Da quelle incisioni prendiamo “In The Chapel In the Moonlight”. Ancora alla luna è dedicato un molto più recente -del 2000- “The Moon of Manakoora”, con tra gli altri con Stephen Scott al piano e Jack the Johnette alla batteria.
Il rispetto per la tradizione del jazz è sempre presente nella musica di Rollins, una dimostrazione massima è nell’incontro da lui fortemente voluto tra Sonny e il grandissimo Coleman Hawkins, uno degli autentici inventori del sassofono jazz, sul notissimo tema di Summertime.
La storica “Reflections” del 1957, di e con Thelonious Monk non poteva mancare per chiudere in autentica bellezza una playlist dedicata a Sonny.
Ascoltate!