Che cosa è rimasto di un’esperienza di governo che ha rappresentato il più risoluto tentativo di modificare la realtà politica, culturale, sociale, economica ed istituzionale della Sardegna? Quanto di quel Progetto, di quell’Idea di Sardegna è ancora attuale? Perché un governo regionale che tanti apprezzamenti aveva riscosso è stato poi bocciato dagli elettori? Massimo Dadea, ex assessore della giunta Soru e autore del libro “Meglio Soru (o no?) – La febbre del fare 13 anni dopo” – Edes edizioni, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Extralive per raccontarci il suo ultimo lavoro che ripercorre quella stagione politica attraverso le testimonianze di donne e uomini della politica, della cultura, del mondo delle professioni, che da protagonisti o da spettatori hanno vissuto quelle vicende: «C’è ancora tanto da riflettere su un momento della storia recente della Sardegna che purtroppo in questi anni è stato trascurato. Ci sono dei grandi punti di contatto tra il periodo che stiamo vivendo e ciò che abbiamo vissuto 13 anni fa: oggi come allora la Sardegna è in bilico tra la possibilità di un nuovo sviluppo e un’emarginazione ancora più marcata sul piano sociale ed economico. […] La sensazione, non solo di Renato Soru ma anche di altri, è che in questi 13 anni la Sardegna sia rimasta ferma al palo. Anche il Partito Democratico, e lo dico con molta amarezza, è sostanzialmente anch’esso l’immagine del PD di 13 anni fa. Le stesse correnti, gli stessi capi corrente che lo rappresentavano allora: c’è la necessità di un profondo rinnovamento. La possibilità di portare avanti una prospettiva di rinnovamento è anche legata al rinnovamento del PD, che deve ricercare un nuovo gruppo dirigente e solo così può diventare il motore di questo rinnovamento insieme alle altre componenti della sinistra, e io penso anche attraverso il coinvolgimento del M5S.»
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