«Quello della coalizione Sinistra-Verdi in Sardegna è un risultato superiore alle aspettative con oltre il 5% a livello regionale e il dato di Cagliari che supera il 10%. Numeri importanti che hanno portato all’elezione di Francesca Ghirra, nonostante una legge elettorale nata dall’esigenza di far coincidere i grandi leader nazionali con i voti a livello locale.» Francesco Agus, portavoce dei Progressisti in Consiglio regionale è tornato ai microfoni di Radio X all’interno della puntata di Extralive per fare il punto della situazione sul voto nell’isola, che nel capoluogo ha fatto registrare un voto in controtendenza rispetto al dato nazionale: «Fratelli d’Italia ha fatto il boom ovunque, trainato dal voto per Giorgia Meloni, con l’eccezione di Cagliari dove FdI ha perso il 7% rispetto alla media nazionale. Se io fossi nel sindaco mi interrogherei rispetto a questo dato: solitamente un sindaco porta consenso al proprio partito.»
Una tornata elettorale che ha dato uno scossone anche in Consiglio regionale, con il vincitore Fratelli d’Italia che però in regione ha tre seggi e in Giunta è rappresentato solo dall’assessore all’Ambiente Lampis che verrà sostituito a breve: «I dodici tredicesimi della Giunta, presidente compreso, hanno preso il 15%. Hanno vinto gli uninominali perché la legge elettorale è un disastro ed è stata un disastro anche la strategia elettorale della sinistra che ha deciso di andare a giocare a calcetto in 4 contro 6. In Sardegna, con l’alleanza con il M5s, avremmo vinto ovunque.»
Riposizionamenti anche all’opposizione: «Ci sta che in una regione dove a sinistra del PD c’è molto movimento e molta presenza istituzionale, il PD perda qualche voto. Il risultato totale della coalizione è superiore a quello che avrebbe il solo PD… la nostra presenza nel dibattito credo sia un valore aggiunto. Nei mesi di giugno e luglio abbiamo aperto un confronto per costruire la coalizione del futuro anche con il M5S, prendendo l’impegno pubblico di andare insieme alle prossime regionali e abbiamo aperto un confronto anche con i partiti non rappresentati in Consiglio. Da quell’impegno nessuno si è sfilato e l’idea di una coalizione che veda unite tutte le opposizioni esiste ed è il terreno da cui ripartire, con una discontinuità totale con la Giunta regionale uscente. Sino a qualche anno fa c’era qualcuno anche nel campo del centrosinistra che parlava di dialogo con la presidenza della Regione. Noi oggi speriamo nelle dimissioni.»
Il rapporto con gli elettori e l’astensionismo: «In tutti i mercati della città metropolitana il ritornello era “io non vado a votare”. Il dato dell’astensione infatti non mi ha sorpreso. Abbiamo contestualmente trovato un elettorato di sinistra in attesa di qualcosa da votare. Non volevano votare il PD, ma non volevano nemmeno disperdere il voto davanti a una destra forte. Quello che ci ha insegnato la campagna elettorale è il percorso fatto da FdI, che 8 anni fa era al 2% e mantenendo fermo il simbolo e la leadership è arrivata al 26%. A sinistra ci si divide in mille microscopiche formazioni, si moltiplicano i leader e i simboli e l’elettorato non sa più cosa votare. Per tornare a coinvolgere i cittadini io vedo una sola strada: si è pensato che la politica potesse essere un’attività da svolgere nei social network, ma c’è invece bisogno di sedi fisiche, di luoghi d’incontro e di formazione. Bisogna ripartire dai giovani, ma è una cosa che non ha senso se ai giovani non si trasmettono conoscenze e responsabilità…»
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