Una vita passata a raccontare conflitti, popoli dimenticati, lotte delle donne: Giuliana Sgrena, una delle firme più importanti del giornalismo italiano, è stata ospite di Martina Benoni nella nuova puntata di Un caffè a Radio X, in occasione della sua presenza in Sardegna per una fittissima serie di incontri e per l’apertura del Festival Incipit, in programma all’Exma dall’11 al 14 dicembre.
In questi mesi Sgrena sta attraversando l’Italia per presentare il suo ultimo libro “Me la sono andata a cercare”, un lavoro che sta riscuotendo un grande successo: «Da quando è uscito, lo scorso 6 giugno, ho fatto 80 presentazioni. Tra le regioni dove ho fatto più presentazioni c’è la Puglia e la Sardegna. Non è la mia prima tournée qui, sono già venuta due o tre volte solo per questo libro. C’è un interesse, c’è una voglia di sapere, soprattutto su paesi di cui in Italia si parla molto poco, come l’Algeria». Eppure, sottolinea, «l’Algeria è un paese estremamente importante per l’Italia perché fornisce il 40 percento del fabbisogno energetico».
Ma l’attenzione più urgente è quella sulla Palestina: «Sono stati uccisi già 240 giornalisti a Gaza, ed è il prezzo più alto mai pagato dai giornalisti in un conflitto. Israele non vuole che si veda, non vuole testimonianze sul genocidio. Loro hanno rinunciato a mettersi i giubbotti con la scritta press perché diventavano bersagli veri e propri».
Alla domanda su quale conflitto racconterebbe oggi, Sgrena risponde senza esitazioni: «Sicuramente andrei in Palestina». Ma guarda anche alla Siria, dove il nuovo presidente «era un esponente di un gruppo jihadista» e dove «si comincia a chiudere tutto» in termini di diritti, soprattutto per le donne e le minoranze. Il lavoro di Sgrena, in decenni di reportage nei luoghi più difficili del pianeta, si è sempre intrecciato con le storie delle donne: «In tutti i paesi dove sono stata ho sempre trovato un grande aiuto dalle donne, per entrare e capire veramente come funzionava la società. Ho cercato sempre di mettere in evidenza anche le loro lotte, perché sono donne molto coraggiose che lottano per i loro diritti nelle situazioni più incredibili».

C’è spazio anche per un lato più personale. Alla domanda sul rapporto con la musica, Sgrena confessa una passione inaspettata: «Il mio cantante preferito è Mahmood. È un po’ paradossale forse per una persona della mia età… però mi piacciono soprattutto i testi delle sue canzoni, attraversano anche quel mondo che io ho conosciuto». Sullo stato di salute dell’informazione, non manca una critica sui giornali italiani: «Sono molto provinciali. Le cose di cui mi occupo spesso sono poco approfondite, allora guardo giornali stranieri». Il libro “Me la sono andata a cercare” nasce da vent’anni di accuse ricevute dopo il rapimento in Iraq: «Per vent’anni sono stata accusata di essermela andata a cercare. Una colpa attribuita spesso alle donne: per i maschi questo non succede, son sempre eroi». Rileggendo le sue esperienze, Sgrena ha scelto di rivendicarle: «Sì, me la sono andata a cercare… penso che valga la pena correre dei rischi per informare».
E ai giovani che sognano il giornalismo, lancia un messaggio chiaro: «Non è facile diventare giornalisti in questo momento. C’è una grande precarietà e spesso i giovani vengono sfruttati. Però se si crede in questo mestiere bisogna insistere: bisogna essere ostinati, determinati. E questo lavoro deve essere fatto con onestà».
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