
«Quando scegli di non seguire la strada più battuta, quella un po’ più facile e “mainstream”, magari all’inizio non hai subito un ritorno, ma a lungo andare è una scelta che ripaga in altri modi. Non cerchi il successo immediato, ma qualcosa di più profondo e duraturo. Per quanto mi riguarda, cerco di basare la mia comunicazione prima di tutto sul rispetto dei luoghi, che si tratti della Sardegna o di Bangkok. Credo che con il racconto dei viaggi sui social si sia un po’ persa quella che dovrebbe essere la vera essenza del viaggio: la curiosità. Dovresti voler andare a Bangkok per scoprirla davvero, per perderti per le sue strade. Così come dovresti voler venire in Sardegna per girarla in auto, fermarti nei paesini, incontrare le persone, trovare da solo la tua spiaggia. Ai tuoi ritmi, secondo le tue scelte. Non solo perché l’hai vista in un reel.»
Lucia Cosseddu, conosciuta su Instagram come @unasardatralenuvole, è la protagonista della nuova puntata di Un caffè a Radio X, intervistata da Martina Benoni. Viaggiatrice e divulgatrice digitale, Lucia ha fatto della narrazione il suo mestiere: «Racconto storie da sempre, mossa dalla curiosità». Dai suoi viaggi in solitaria tra Asia, Canarie e Australia, alle sue radici in Sardegna, il suo racconto online è un invito a scoprire il mondo con sguardo libero e rispettoso. Insieme ai suoi quasi 80 mila follower, Lucia ha scelto di sottrarsi ai percorsi turistici preconfezionati e di esplorare luoghi fuori dal mainstream.
«Non mi interessa mostrare la spiaggia più instagrammabile, il ristorante alla moda o il posto più “figo” che rischia poi di essere sommerso dai turisti. Il viaggio dovrebbe essere scoperta, non imitazione».
Le sue narrazioni – intime, quotidiane, lente – sono un’alternativa consapevole al mordi-e-fuggi dell’influencing da cartolina. Ma essere sé stessi sui social ha un prezzo: «All’inizio non sai dove finisce il racconto e dove inizi tu. Col tempo ho imparato a tenere alcune cose protette».
Il confronto con chi la segue è parte integrante del suo progetto: «Ascolto sempre la mia community. Chiedo spesso: cosa vi piace, cosa volete?». Ma non rinuncia all’ascolto più importante, quello di sé: «Ho imparato a trovare equilibrio grazie anche alla terapia. Sui social sei sempre esposto, è un po’ come stare in piazza».
Lucia racconta anche il suo percorso prima del successo digitale: «Ho iniziato a lavorare a 16 anni, con i soldi della cresima ho fatto un corso da bartender. Ho fatto mille lavori, anche nei campi in Australia. È lì che è nata “Una sarda tra le nuvole”». Lo studio del marketing ha fatto il resto, trasformando la sua esperienza personale in un progetto strutturato: «Ho applicato tutto quello che imparavo. È stato un esperimento, poi è diventato un lavoro vero».
E se Instagram chiudesse domani? «Prenderei il mio camper, lo Zingaro, leggerei i tarocchi e continuerei a viaggiare. Ma chi lavora sui social dovrebbe avere un piano B: una newsletter, un canale proprio. Perché quando mi dicono “tu non hai un capo”, io rispondo: il mio capo è Instagram, ed è psicopatico».
info / @unasardatralenuvole
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