Regionali 2024, accordo M5S / PD? I Progressisti: «No a scelte calate da Roma, se si vuole un nome forte ci sono le primarie»

«La lettera è una reazione a quello che negli ultimi giorni si legge sui giornali: una versione che noi non vogliamo pensare risponda alla realtà, perché sarebbe un suicidio politico. Sui giornali sembrerebbe che le riunioni, a cui abbiamo partecipato, fossero delle performance teatrali. Ma io a teatro ci voglio andare da spettatore, non da attore inconsapevole. Se si crea un tavolo ampio, coinvolgendo forze che esistono solo regionalmente e si sceglie di ragionare insieme per trovare il candidato più idoneo a rappresentare tutti, leggere sulla stampa che nei corridoi di Montecitorio o in qualche trattoria romana si decide, esattamente come fa il centrodestra, il nome del candidato sulla base di una spartizione inaccettabile tra i partiti che siedono in parlamento è preoccupante, anche perché non c’è stata una smentita.»

No a un nome scelto a Roma dai due principali partiti del centrosinistra, il candidato della coalizione venga scelto in Sardegna a un tavolo che coinvolga tutte le forze politiche: dura presa di posizione da parte dei Progressisti sul presunto accordo romano tra M5S e PD che vedrebbe le due forze convergere su Alessandra Todde come nome da proporre per le prossime elezioni regionali del 2024. In una lettera indirizzata al segretario regionale del Pd, Piero Comandini, i Progressisti hanno sottolineato il proprio disappunto sui rumors che vedrebbero un accordo tra i vertici nazionali di Pd e M5S per la scelta del candidato. Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti in Consiglio regionale, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio X per fare il punto della situazione: «Ci serve un candidato presidente autorevole che il giorno dopo le elezioni, in caso di vittoria, sia in grado di governare la Sardegna. Non possiamo permetterci di vincere le elezioni e avere domani un presidente che sulla sanità ci dice “devo ragionare”. Abbiamo bisogno di persone che sappiano da subito dove mettere le mani, perché la situazione è devastante. Sarebbe opportuno differenziarci anche nel metodo rispetto al Centrodestra. Alla fine la decisione sarà una decisione politica: se si vorrà scegliere il candidato più forte nell’opinione pubblica, il metodo è quello delle primarie. L’alternativa è che ci si confronti sulla base di rose ampie, e poi si ragioni su quello più adatto a unire tutti e tenere in piedi una coalizione che ha visioni anche diverse.»

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