«Io ascoltavo musica ma nessuno a casa mia ascoltava musica lirica. All’epoca faceva parte dell’imperativo categorico del giovane fanciullo andare a teatro, e nella mia città, Viterbo, arrivò una compagnia a fare “Il barbiere di Siviglia”, mi trascinarono a vederli e fu “un flash”. L’opera secondo me è la forma di teatro più perfetta: perché racconta una storia con un linguaggio universale, senza l’ostacolo della parola. […] Non ho mai creduto nella supremazia della lacrima come formativa dell’essere umano. Penso che l’importante sia arrivare a una “verità”, ma non è necessario farlo attraverso le sofferenze. Ci si può arrivare anche con l’ironia. A me è sempre piaciuto ridere e far ridere, mi è sempre piaciuto capire i meccanismi che muovono la risata, e credo che una persona che faccia ridere un’altra persona sia una benedizione.»
In compagnia di Gianluca Floris, con la regia di Pietro Medda, un ciclo di puntate dedicate al mondo delle arti, per capire dalla voce dei protagonisti cosa significa il mestiere dell’artista: l’ospite di questo appuntamento è il baritono e regista italiano Alfonso Antoniozzi.
ASCOLTA LA PUNTATA
Podcast: Download