
«Non ero un grande attore, se devo essere sincero. Per fortuna degli spettatori non sono passato dalla regia a recitare nel cinema. Forse sarebbe più giusto dire che sono stato soprattutto un professore, perché la maggior parte della mia vita l’ho spesa nell’insegnamento». Enrico Pau, regista tra i più riconosciuti del panorama sardo, si racconta con semplicità in questa puntata di “Un caffè a Radio X”, ripercorrendo una carriera divisa tra i banchi di scuola, come docente di lettere, e la passione per il cinema: «Ho insegnato al Meucci di Cagliari, una scuola professionale. È stata un’esperienza umanamente straordinaria: con alcuni ragazzi, forse, ho contribuito a far incontrare il cinema, l’arte». Un ambiente complesso, quello della scuola, ma anche pieno di potenzialità, in cui l’introduzione di strumenti tecnologici e linguaggi visivi ha aperto nuove strade: «Abbiamo investito molto nella tecnologia. Eravamo all’avanguardia già negli anni ’90, con sistemi di montaggio e computer Macintosh: non era solo un’innovazione tecnica, ma un modo per creare».
Il cinema arriva dopo una lunga esperienza teatrale, segnata dall’incontro con figure come Rino Sudano e da una passione per l’avanguardia: «Non ero granché sul palco, ma quel mondo mi ha formato. E l’ho portato nel mio lavoro di regista e di critico teatrale per la Nuova Sardegna, dove ho scritto per quasi venticinque anni».
Ma è a Cagliari, la sua città, che il regista ha scelto di aprire lo sguardo con la macchina da presa: «Questa città è straordinariamente cinematografica. Ha una natura ambigua, sospesa: c’è un confine non segnato tra architettura e paesaggio naturale. Penso alla zona di Sant’Elia, con quel margine tra città e mare, tra quartiere e vuoto, tra costruito e selvaggio». Il riferimento, dichiarato, è Pasolini: «Lui vedeva nella periferia e nei luoghi in trasformazione lo spazio per raccontare una verità che resiste. Cagliari ha ancora qualcosa di inattuale, di arcaico. In certi punti si sente il riverbero di un passato che non c’è più».
Come vede il presente e futuro del cinema sardo? Pau è ottimista, ma realista: «Esiste, eccome. Abbiamo talenti veri e una legge che permette di produrre. Potrebbe funzionare meglio, certo, ma funziona. Ci sono due lavori in uscita che voglio segnalare: il film ispirato all’Odissea di Marco Antonio Pani e il lungometraggio d’animazione di Giovanni Columbu, già protagonista nei festival europei. Sono opere di grande forza, realizzate da registi con una voce personale e una capacità rara di raccontare con il cinema».
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