Un caffè a Radio X con Rob Deidda: «Tutto è cominciato in parrocchia, ascoltando un arpeggio di La minore»

«Ho visto un ragazzo suonare un arpeggio in chiesa ed è stato come un’illuminazione. Da lì ho capito che avrei voluto fare il chitarrista». È cominciata così, quasi per caso, la carriera musicale di Roberto “Rob” Deidda, uno dei chitarristi più noti e apprezzati della scena sarda, ospite di Sergio Benoni nella puntata di lunedì di Un caffè a Radio X per un racconto personale che parte dalla scoperta della chitarra in una parrocchia di Assemini negli anni ’70 e attraversa decenni di musica vissuta sulle scene sarde e non solo.

Una passione iniziata con i libretti con “cento accordi da imparare a memoria”, e cresciuta nelle camerette trasformate in sale prova: «Mi ricordo che era vicino a Natale e volevo assolutamente una chitarra. Arrivò quella acustica, con un manualetto pieno di accordi. All’inizio cercavo accordi che “facessero famiglia”, che potessero funzionare insieme e permettermi di suonare tante canzoni. E ascoltavo la radio: era l’unico modo per scoprire nuova musica. All’epoca prendere lezioni non era facile. I miei genitori non erano entusiasti dell’idea che mi dedicassi alla musica, volevano un lavoro “normale”. Ma io passavo ore e ore chiuso in camera a suonare.»

Dai primi esperimenti al liceo fino alle tournée con Piero Marras, Deidda ha attraversato quarant’anni di musica, suonando ovunque: «Con Piero si facevano anche 200 date in una stagione. Era possibile vivere di musica: ogni paese aveva la sua festa, il suo comitato, il suo palco. Oggi, purtroppo, quella scena si è desertificata». Oggi, osserva, «i costi sono aumentati, i locali sono diminuiti e si è persa quella rete di occasioni che permetteva a noi musicisti di lavorare. A Cagliari, a parte qualche eccezione, c’è pochissimo spazio per la musica dal vivo». Eppure la passione resta: «Suonare è sempre una magia. Anche dopo tutti questi anni. Finché ci sarà qualcuno che prende in mano una chitarra per cercare un accordo che suona bene, la musica continuerà a vivere».

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